Il convegno di Torino sulla revisione della normativa in tema di Acustica è caduto "a fagiuolo" nell'interregno tra la promulgazione dei due nuovi D.Lgs. nn. 41 e 42 /2017 e l'emanazione dei loro decreti attuativi, che dovranno riportare le modifiche cruciali spec. riguardanti il processo tecnico-valutativo di numerose tipologie/contesti di sorgenti rumorose nonché i requisiti della formazione professionale continua (FPC) d'ora in poi prescritta ai Tecnici Competenti in Acustica Ambientale (TCAA).

 

L'occasione si è presentata dunque come estremamente opportuna e propizia per fare il punto sulle molte questioni in campo e possibilmente influire nel merito dei suddetti decreti, alla vigilia della loro scrittura, raccogliendo i punti di vista dei diversi attori: enti di controllo, mondo accademico, tecnici della consulenza (TCAA), committenza
 
Giocoforza, la voce dei primi due (enti di controllo e mondo accademico) risulta sempre preminente in convegni di questo tipo: è la voce di chi organizza e dialoga più direttamente con i legislatori – anch'essi d'altronde presenti al convegno tramite il Ministero dell’Ambiente. Il quarto soggetto (committenza) era a Torino forse "per metà", cioè con alcuni rappresentanti dei gestori di infrastrutture, mentre si è vista poco la massa dei "controllati" privati spec. piccole e medie imprese e cittadinanza disturbata dal rumore.
In un tale contesto, toccherebbe al terzo soggetto, cioè ai consulenti, l'ingrato compito di farsi portavoce della committenza più vasta, rappresentando non solo le proprie esperienze ed interessi ma, in effetti, la realtà del mercato in cui si lavora. Al convegno di Torino, mi sembra, noi consulenti non ne siamo stati in grado – e tralascio qui ogni considerazione, certo anche autocritica, sul perché. Mi limito ad esprimere quindi adesso un paio di raccomandazioni condivise con alcuni miei colleghi:
 
1) Se è vero che obiettivo primario della normativa su questi temi è la generalizzata riduzione della esposizione al rumore, nel concreto la revisione in atto deve puntare a facilitare il processo valutativo e autorizzativo, consentendo di estenderlo ai tanti casi e territori in cui questi adempimenti sono attualmente disattesi. Date le condizioni reali del mercato e della società, nel nostro paese e non solo, questo può avvenire solamente evitando di introdurre ulteriori procedure tecniche e parametri da valutare, bensì raffinando e rendendo coerenti gli strumenti già disponibili, eventualmente eliminando quelli ridondanti. Per essere più espliciti, un esempio concreto: l'introduzione di un limite di immissione di sorgente specifica già interviene come un "di più" in quelle situazioni in cui l'attuale limite assoluto di emissione non viene considerato; se tuttavia si ritiene di doverne implementare il rispetto (in quali casi?), che almeno non si imponga anche indiscriminatamente la verifica di un ulteriore nuovo limite di emissione...
 
2) I TCAA sono spesso anche ingegneri, fisici, architetti, geometri... già tenuti all'adempimento della FPC prevista nell'ambito dei rispettivi ordinamenti professionali. L'introduzione di una FPC specifica per i TCAA è certamente un bene per la vigenza di un elenco dei professionisti aggiornato e serio, e non comporterà sforzi ulteriori per quei tanti colleghi che, come me, con piacere partecipano comunque ogni anno ad eventi di carattere formativo e seminariale importanti per il proprio aggiornamento. Nel corso del convegno si è proposto che i corsi abilitati ad erogare crediti formativi siano corsi di alta formazione, non ripetitivi bensì miranti ad incrementare le competenze dei TCAA in ambiti sempre più specialistici. Anche questo è positivo; tuttavia va tenuto presente che in base al nuovo D.Lgs. 42/2017 l'aggiornamento professionale continuo deve consistere in almeno 30 ore di corsi ogni 5 anni, distribuite su almeno tre anni... Il rischio per i TCAA, detta molto brutalmente, è di finire "sbranati" dal già aggressivo mercato della formazione dovendo affrontare costi per alcune migliaia di euro ogni quinquennio per corsi specialistici a pagamento. 
 
Perché sia scongiurata tale evenienza, che renderebbe i TCAA più rari e più cari – contraddicendo dunque la necessità di una estensione dei servizi di Acustica sul territorio –, i consulenti qualunque come il sottoscritto si affidano a quei consessi organizzati che sono in grado di offrirci un supporto concreto e quindi anche di calmierare il mercato della formazione, offrendo corsi di elevatissima qualità a prezzi... associativi. Mi riferisco a consessi come la Associazione Italiana di Acustica, alla quale d'altronde va già anche il merito dell'organizzazione dell'evento di Torino e consimili.